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Vitamina D, cos’è?
La vitamina D, anche chiamata alfacalcidolo, calcefediolo, calciferolo, calcitrolo, colecalciferolo, ergocalciferolo, è una vitamina che riunisce, proprio come il termine vitamina B, un gruppo di diversi composti.
Nel caso della vitamina D questi sono indicati come D1, D2, D3, D4, D5.
Questi diversi composti sono formati dall’azione di luce ultravioletta su precursori specifici, le cosiddette previtamine che sono presenti nella pelle. Di solito si parla comunque di vitamina D senza una designazione particolare. Il nome chimico è calciferolo.
La vitamina D è anche in grado di curare e prevenire una seria malattia dello scheletro, il rachitismo.
Questa malattia solitamente si manifesta principalmente nel settore più povero della popolazione che viveva in luoghi vecchi e bui nei quali difficilmente poteva penetrare la luce del giorno. In queste condizioni la più alta incidenza della malattia si verificava nella seconda metà del periodo infantile e durante i primi anni del periodo infantile e durante i primi anni del periodo della maggiore crescita scheletrica.
La vitamina D è ottenibile senza ricetta in numerosi preparati multivitaminici e minerali. La somministrazione per via intramuscolare è invece soggetta a controllo medico.
Essa, insieme all’ormone paratiroideo e alla calcitonina, provvede alla omeostasi (equilibrio) del calcio e del fosforo nel corpo. Agevolando l’assorbimento del calcio da parte del tratto intestinale, è essenziale per l’integrità dello scheletro e dei denti, entrambi costituiti di fosfato tricalcico.
Nel 1924 si trovò che il composto che poteva prevenire il rachitismo aveva una struttura consistente di tre anelli a sei spire e un anello a cinque spire (struttura sterol).
Questa struttura chimica di base fu riscontrata anche in molti ormoni. La vitamina D1 ha solo interesse storico; essere la mescolanza impura di vitamina D2 e lumisterolo ottenuto dalle radiazioni di ergosterolo. La vitamina D3 o calciferolo è un prodotto artificiale che ha un effetto notevole anti rachitico. La sola vitamina D veramente naturale, vitamina D3, si ha nell’olio di fegato di merluzzo, nel latte grasso, nelle uova e nei pesci oleosi. Le vitamine D2 e D3 si differenziano molto poco nella struttura molecolare.
Ci sono alcuni altri composti (D4, D5) con una leggera attività di vitamina D, che sono anche formati da radiazioni di steroli.
Nel 1923, Chick scoprì che il rachitismo poteva venire anche curato con l’irradiazione di raggi luce ultravioletti. Questa irradiazione converte il precursore presente nella pelle, deidrocolesterolo, in vitamina D.
I raggi ultravioletti penetrano solo per circa 1/10 di millimetro attraverso la pelle, così che la conversione deve avvenire molto vicino alla superficie. Non si sa se sia utile o dannoso l’abbronzarsi al sole o se questo può condurre ad un assorbimento eccessivo di vitamina D.
In quali alimenti si trova la vitamina D?
Per quanto riguarda le fonti alimentari e naturali, il latte intero è la migliore fonte di vitamina D, ma ne sono ricchi anche i pesci grassi, fegato, latticini e tuorli. La vitamina D è anche prodotta dall’azione dei raggi ultravioletti utilizzando precursori che derivano dal colesterolo e presenti nella cute.
La quantità necessaria di vitamina D è di solito garantita da una giusta alimentazione e da una normale esposizione ai raggi del sole. Di contro, una dieta povera e una scarsa esposizione alla luce possono portare a una situazione di carenza (acquista qui). I soggetti maggiormente a rischio sono le persone dalla pelle scura, in particolare chi vive in aree urbane nebbiose, e i lavoratori notturni. Talvolta le integrazioni di vitamina D si rendono necessarie per i bambini prematuri, i vegetariani stretti e gli anziani; per la prevenzione e la cura di malattie ossee associate alla carenza; nel caso di malattie caratterizzate da scarso assorbimento intestinale; in caso di carenza derivante da insufficienza epatica o renale, dall’uso di alcuni farmaci e da alterazioni su basi genetiche. La vitamina D è utile anche nella terapia dell’ipoparatiroidismo, caratterizzato da bassa produzione da parte delle ghiandole paratiroidi di paratormone, che contribuisce, insieme alla vitamina D, a regolare la concentrazione di calcio.
Fabbisogno giornaliero di vitamina D
In base ai LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di Nutrienti), le dosi ottimali consigliate di vitamina D sono:
- 10 mcg al giorno (dalla nascita ai 6 anni);
- 2,5 mcg (dai 7 anni in avanti).
Durante la gravidanza e allattamento le dosi consigliate sono di 10 mcg al giorno.
Sintomi da carenza di vitamina D
Una carenza prolungata di vitamina D provoca l’abbassamento dei livelli ematici di calcio e fosforo, con conseguente indebolimento delle ossa. Nei bambini, provoca rachitismo, cioè scarso sviluppo delle ossa, mentre negli adulti si ha osteomalacia, ovvero perdita di consistenza delle ossa, dolore, debolezza nonché rischi di fratture e di deformità ossea.
In genere, il rachitismo causato da una carenza di origine alimentare viene inizialmente curato con dosi di 5000 – 10000 UI (unità internazionali) di vitamina D al giorno, seguite da una dose di mantenimento di 400 UI. Nel caso di osteomalacia, la dose iniziale è di 3000 – 5000 UI al giorno, seguita da una dose di mantenimento di 400 UI. La carenza causata da un cattivo assorbimento intestinale è trattata con dosi di 10000 – 50000 UI al giorno (adulti) e 10000 – 25000 UI (bambini).
I più importanti sintomi scheletrici notati nei casi di mancanza di vitamina D sono:
- ispessimento delle parti finali delle ossa vicino alle articolazioni;
- debolezza delle ossa;
- ingrandimento del cranio;
- la ritardata formazione dei denti;
- appiattimento della gabbia toracica;
- rigonfiamenti sulle costole dove l’osso diventa cartilagine.
Per quanto riguarda un uso eccessivo, dosi giornaliere di vitamina D superiori a 400 UI non solo non arrecano particolari benefici, ma addirittura rischiano di provocare effetti sfavorevoli, come debolezza, sete eccessiva, minzione abbondante, disturbi gastrointestinali e depressione.
L’uso eccessivo e prolungato di vitamina D altera l’equilibrio del calcio e del fosforo e può causare un accumulo anomalo di calcio nei tessuti molli, nelle pareti dei vasi sanguigni e nei reni, nonché rallentare lo sviluppo dei bambini. Assunzioni giornaliere di più di 25 mcg (1000 UI) nei neonati e di 1,25 mcg (50000 UI) nei bambini e negli adulti sono considerate eccessive.
Inoltre una quantità troppo grande di vitamina D, somministrata in forma di pillole, può comunque provocare un aumento di deposito di calcio nei diversi tessuti. In generale i lattanti ed i bimbi piccoli hanno necessità di una quantità extra di vitamina D, particolarmente durante i mesi invernali. Alimenti già pronti per lattanti generalmente contengono 1000 UI (unità internazionali) per ogni porzione preparata. In questo caso non è necessario somministrare alcuna vitamina D extra.
Qualche volta viene somministrata tre volte all’anno una quantità di vitamina di circa 50000 UI per formare una riserva nel fegato.
Non è assolutamente dimostrato che gli adulti richiedano un quantitativo extra di vitamina D, ma ci sono ragioni per creare che la quantità ricavata dalla luce solare in estate sia sufficiente per alimentare le necessità invernali senza la somministrazione di una quantità extra di vitamina D.
Si stanno ancora effettuando ricerche concernenti i pericoli delle eccessive dosi di vitamina D. Alcuni ricercatori ritengono che negli adulti quantità eccessive di vitamina D possano favorire il deposito di calcio nelle arterie (aterosclerosi).